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Storia dei vini lombardi
In Lombardia si iniziarono a coltivare i vitigni già ai tempi della preistoria, nell’età del bronzo. Fu però poi con l’arrivo degli Etruschi e con la dominazione dei romani che alcune tecniche di coltivazione vennero apprese e si consolidarono di generazione in generazione. Grande importanza per la produzione del vino Chiaretto ce l’hanno avuta le tecniche enologiche francesi con una conseguente voglia di sperimentare nuove tecniche di coltivazione e di potatura. Dopo una triste parentesi dovuta alla presenza della filossera che causò la scomparsa di diversi vitigni autoctoni, la coltivazione dei vitigni lombardi riprese più florida che mai. La Lombardia, come spiegato, è un territorio caratteristico dal punto di vista geologico. Le coltivazioni dei vitigni, ancora ad oggi, sono soggette alle diverse zone territoriali della regione. Ad esempio, nel territorio montano della Valtellina, il principale vitigno è il Nebbiolo anche denominato Chiavennasca, assieme alla Pignola, alla Rossola e Brugnola. Nella zona più pianeggiante dell’Oltrepò Pavese si trovano la Barbera, la Croatina, la Bonarda e il vitigno Uva Rara. Relativamente ai vitigni a bacca bianca sono noti il Riesling italico, il Moscato e la Malvasia. In totale, la Lombardia vanta 22.500 ettari di superficie vitata sulla quale si contano 12.100 ettari (pari al 54%) di vitigni a bacca bianca e 10.300 ettari a bacca nera (il 46%).
Denominazione dei vini della Lombardia
I vini della Lombardia vantano 5 DOCG, 23 DOC e 15 IGT. Tra le DOCG più note ricordiamo lo Sforzato della Valtellina, conosciuto anche come “Sfursat” e la Valtellina Superiore DOCG. Anche la pianura, ed in particolare la zona dell’Oltrepò Pavese, si distingue per la produzione dello spumante Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG, così come la Franciacorta DOCG. Annoverate tra le DOC dei vini lombardi troviamo anche la Curtefranca DOC dove vengono prodotti vini come il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il Merlot e le zone del Garda DOC, Colli Mantovani DOC e la Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC. La Bonarda dell’Oltrepò Pavese, da non confondere con l’uva Bonarda, è un vino rosso prodotto in un’area della provincia di Pavia, nato nel 1970 ma riconosciuto come denominazione di origine autonoma solo nel 2010. Composta principalmente da Croatina, da Barbera, Vespolina e uva rara, può essere vinificata nelle versioni ferma e frizzante, secca, amabile o abboccata. Tutte le versioni presentano vini limpidi, di colore rosso rubino con riflessi violacei, brillanti e di medio-buona consistenza. L’olfatto è fine, intenso, franco, penetrante e vinoso con note fruttate di marasca e mora.
Franciacorta DOCG
Splendide colline moreniche cosparse di vigneti, siti culturali e storici che si estendono per 200 km abbracciando 19 comuni: questa è la Franciacorta, un’area situata in Lombardia, nella provincia di Brescia. Il Franciacorta DOCG è la denominazione di vini spumante Metodo Classico che oggi rappresenta una delle eccellenze enologiche italiane nel mondo. Le uve coltivate ed utilizzate sono Chardonnay, Pinot Nero, una parte di Pinot Bianco e una piccolissima quantità (<10%) di Erbamat. Il Franciacorta DOCG è costituito da due uve principali di Chardonnay e Pinot Nero che fanno da padroni, mentre il Pinot Bianco concorre fino ad un massimo del 50%. La sosta sui lieviti è di minimo 18 mesi, il colore è giallo paglierino e i sentori variano dalla classica nota di crosta di pane, a sfumature agrumate spesso accompagnate da piacevoli note di frutti bianchi. Franciacorta Rosé: questa tipologia necessita di un minimo del 35% di Pinot Nero, un massimo di Chardonnay pari al 65%, Pinot Bianco max al 50%. Il colore è restituito da una leggera macerazione sulle bucce del Pinot Nero nel mosto, la sua sosta sui lieviti è di minimo 24 mesi, si presenta di varie tonalità di rosa nel calice, con profumi che richiamano la struttura del Pinot. Franciacorta Satèn, la bollicina delicata: minimo 50% Chardonnay, massimo 50% Pinot Bianco per uno spumante dai profumi più fruttati e delicati, e una bolla più fine e più sottile, che rendono questo vino setoso dal sorso vellutato.
Vini lombardi: il Bardolino rosso e il Chiaretto
Il Bardolino è un vino ottenuto da uve Corvina, Rondinella e Molinara, vinificato in rosso o in rosato (da qui la denominazione Chiaretto) e prodotto sulle colline moreniche della sponda orientale del Lago di Garda. Il Bardolino Rosso si presenta al calice di un rubino brillante, con profumi fruttati e fragranti: note di ciliegia e marasca, fragola, lampone e ribes, accenni di spezie dolci e leggero finale di pepe nero. Asciutto e morbido, il Bardolino è per eccellenza un vino giovanile e brioso, dal finale leggermente salino. Il Chiaretto è la versione rosata del Bardolino ottenuta dalla vinificazione in rosa e minima macerazione del mosto con le bucce, e presenta profumi di leggeri frutti di bosco, accenni di spezie dolci e al palato presenta una freschezza unica. Entrambi i vini si abbinano bene a piatti della tradizione come agli antipasti a base di salumi (ad esempio, la bresaola della Valtellina) ai nervetti di vitello, con i peperoni di Voghera o accanto alla grande varietà di risotti: dal risotto alla milanese con l’ossobuco, a quello con le rane o il pesce persico. Anche i pizzoccheri della Valtellina, tagliatelle di grano saraceno condite con verza, formaggio, patate e burro fuso sono ottime con un bicchiere di Riesling o di Oltrepò Pavese. Lo Sfursat, vino valtellinese, si accosta invece ottimamente con i piatti lombardi a base di cacciagione ovvero quelli di lepre, di camoscio o capriolo.