I migliori vini bianchi siciliani
Il territorio vinicolo siciliano è ricco di sfaccettature, con caratteristiche proprie per ogni provincia e zona. Questa regione è provvista di numerosi vitigni autoctoni, sia a bacca rossa che a bacca bianca. Nella provincia di Trapani si producono ottimi vini bianchi nella DOC Contessa Entellina e Salaparuta, spesso da vitigni internazionali come lo Chardonnay. La zona più vocata per i bianchi minerali e dalla tempra vulcanica è quella in provincia di Catania, dove l’Etna DOC (Denominazione di Origine Controllata) regala prodotti di grande carattere. Si tratta di una vera e propria viticoltura eroica, spesso con pendenza estreme, su terreni sabbiosi di origine vulcanica. Secondo il disciplinare di produzione per produrre un Etna bianco si può utilizzare il 60% minimo di Carricante, il 40% massimo di Cataratto, più una variabilità del 15% di altre uve a bacca bianca, tra cui il Trebbiano e la Minnella.
Grandi regioni e denominazioni del vino bianco siciliano
Dell’Etna Bianco è prevista anche la menzione Superiore, prodotta esclusivamente nel comune di Milo, dove la parte del leone la fa il Carricante, che deve essere almeno l’80% del blend. Il disciplinare prevede l’affinamento sia in acciaio, che darà un vino molto varietale, o elevato in botte, che permetterà di fare esprimere tutte le caratteristiche più ricche e complesse del Carricante. Tra i vitigni autoctoni più importanti della Sicilia c’è il Grillo, per secoli coltivato prevalentemente in provincia di Marsala, proprio per la produzione dell’omonimo vino liquoroso, assieme a Inzolia e Catarratto. Oggi il Grillo è coltivato in molte parti della Sicilia per la produzione, spesso in purezza, di bianchi secchi dagli ampi profumi e possiamo ricordare la cantina più rinomata per la sua produzione Donnafugata. Tra le curiosità di questo vitigno, vale la pena ricordare che il suo allevamento è ad Alberello, tra le coltivazioni più antiche al mondo.
Come abbinare i vini bianchi siciliani?
Dal colore paglierino acceso, più dorato se ha fatto botte, l’Etna Bianco è un vino che si distingue per mineralità e profumi di biancospino, sorso intenso e sapido. Per la sua lunga persistenza gustativa può creare abbinamenti intensi, come con alici o la pasta con le sarde. Con uno Chardonnay di Tasca d’Almerita dai profumi di banana, pepe bianco, burro e fiori gialli, palato strutturato e minerale, occorre puntare su piatti dai sapori marcati come dei calamari ripieni in umido, delle cozze gratinate al forno o un brodo di pesce. Con una Malvasia di Caravaglio segnato da tocchi di zagara e albicocca, sorso intenso, rotondo e ricco, che chiude su note ammandorlate la scelta può cadere su dei formaggi di media stagionatura, magari assaporati con una goccia di miele, o su una ricca parmigiana di melanzane.
Sapori e aromi più armonici
Con un Grillo, colore paglierino luminoso, profumi di pesca, agrumi, erbette di campo ed erbe aromatiche, che segna il palato per sapidità e ampiezza, si può puntare a dei formaggi piccanti o a delle carni bianche. L’Inzolia è un vitigno che si esprime più sulla struttura che sulla freschezza, che al naso e in bocca è segnato da ricordi di pesca gialla, agrumi e pera, decisa e lunga persistenza. L’abbinamento? In questo caso ci sia gioca la carta della versatilità a tutto pasto, declinando l’Inzolia con degli antipasti e dei primi a base di pesce o dei secondi di verdure. Ottimo col pesce spada o con la bottarga: a voi la scelta! Sia che scegliate ricette tipiche dentro o fuori regione, l’Inzolia può essere uno splendido compagno per una lunga serata.