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Franciacorta: la storia delle bollicine più famose d’Italia
Nel territorio della Franciacorta la coltivazione della vite ha origini molto antiche, testimoniate dai rinvenimenti di vinaccioli risalenti all’epoca preistorica e successivamente dagli scritti di Plinio, Columella e Virgilio. La viticoltura moderna arriva negli anni Sessanta, per la precisione nel 1961, quando vengono prodotte le prime 3.000 bottiglie di spumante Franciacorta con la tecnica del Metodo Classico. Nel 1967 viene istituita la DOC Franciacorta, una delle prime Denominazioni di Origine Controllata nate in Italia che includeva nel proprio disciplinare anche la tipologia spumante. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta la produzione visse una fase di grande espansione che portò nel 1995 all’istituzione della DOCG Franciacorta, consacrazione finale di una gamma di vini nobili espressione di un territorio e di un preciso metodo di elaborazione: il Metodo Classico. Non a caso la DOCG Franciacorta è stata la prima DOCG esclusivamente dedicata al Metodo Classico e oggi il termine Franciacorta è divenuto sinonimo di bollicine di alta qualità prodotte con l’antico metodo (utilizzato da più di 300 anni per produrre lo Champagne).
Il marchio Franciacorta: pura espressione del suo territorio
Celebre in tutto il mondo, il territorio della Franciacorta è situato nel cuore della Lombardia, a due passi da Milano. Affacciato sulle sponde del Lago d’Iseo, occupa una zona collinare di circa 200 chilometri quadrati nella provincia di Brescia dove nasce la gran parte dei vini italiani prodotti con il Metodo Classico. Per potersi fregiare della Denominazione di Origine Controllata e Garantita Franciacorta la zona di coltivazione delle uve deve ricadere in uno dei seguenti 19 comuni: Paratico, Capriolo, Adro, Erbusco, Cortefranca, Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Rodengo Saiano, Paderno Franciacorta, Passirano, Provaglio d’Iseo, Cellatica, Gussago e parte dei comuni di Cologne, Coccaglio, Rovato, Cazzago San Martino e la stessa Brescia. Le dolci colline della zona, delimitate ad ovest dal fiume Oglio e a nord est dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, ospitano terreni di grande ricchezza minerale, sapientemente trasferita dai vignaioli lombardi in ogni bottiglia di Franciacorta. Nella zona sono presenti oltre cento cantine, molte delle quali aperte al pubblico e visitabili, un’ottima idea per trascorrere un fine settimana diverso, alla scoperta di un territorio unico.
Tipologie di Franciacorta: re del Metodo Classico italiano
I vini DOCG Franciacorta seguono un preciso processo di produzione che consiste nell'indurre la rifermentazione in bottiglia attraverso l'introduzione di zuccheri e lieviti selezionati e la successiva separazione del deposito mediante sboccatura, il cosiddetto Metodo Classico. Le tipologie di Franciacorta DOCG sono tre: Franciacorta, Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé. A queste si aggiungono il Franciacorta Millesimato e il Franciacorta Riserva, che necessitano di affinamenti più lunghi (rispettivamente un minimo di 30 e 60 mesi) e la cui produzione è consentita purché ottenuti con almeno l’85% del vino dell’annata di riferimento. La quantità di zucchero presente nel composto determinerà le varie tipologie di sapore dello spumante: dosaggio zero, extra brut, brut, extra dry, sec e demi-sec. I vitigni ammessi sono principalmente Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, ma la loro percentuale varia a seconda della tipologia di Franciacorta. DOCG Franciacorta: Chardonnay e/o il Pinot Nero, Pinot Bianco fino a un massimo del 50% ed Erbamat fino a un massimo del 10%. DOCG Franciacorta Rosé: Chardonnay fino ad un massimo del 65%, Pinot Nero per almeno il 35%, Pinot Bianco fino ad un massimo del 50% ed Erbamat fino ad un massimo del 10%. DOCG Franciacorta Satèn: Chardonnay minimo 50% e Pinot Bianco fino ad un massimo del 50%. Per approfondire l’argomento, potete leggere il disciplinare di produzione completo dei vini DOCG Franciacorta.
Franciacorta: con cosa abbinarlo?
Il Franciacorta DOCG si presenta alla vista con sfumature dal giallo paglierino al dorato e con una spuma fine ma intensa. Al naso è ampio, delicato e complesso e regala note fruttate e tostate con un tocco agrumato; in bocca è sapido, fresco, cremoso, fine ed armonico, con un finale di pasticceria e agrumi. Va servito in bicchieri a forma di calice di medie dimensioni - la tipica “forma Franciacorta” - in bottiglie a 4° C di temperatura, che nel bicchiere diventeranno subito 6° e dopo un minuto 8°. L’importante è che la temperatura di servizio non superi mai i 9° C. Esistendo diverse tipologie di Franciacorta, ognuna con un proprio residuo zuccherino, gli abbinamenti specifici variano. In generale l’effervescenza e l’acidità che contraddistinguono questi vini li rendono ideali da abbinare in contrapposizione a cibi con tendenza dolce (da non confondere con la dolcezza dei prodotti di pasticceria) e grassezza. Ben vengano dunque aperitivi a base di salumi, tartine e bruschette (con verdure saltate, uova, formaggi molli o mozzarella), crudità di mare, primi piatti con crostacei e frutti di mare, risotti ai funghi, pietanze a base di carni bianche, in frittura o panate, meglio se accompagnate da funghi, zucchine, provola, burrate e altri ingredienti che ne aumentano la tendenza dolce e la grassezza.