Cenni storici e caratteristiche del Nebbiolo
La presenza di questo vitigno in Piemonte risale probabilmente al I secolo, anche se le prime menzioni con il nome Nebbiolo sono del 1200. L'origine del nome è controversa: alcuni pensano che sia legato all'abbondanza di pruina sugli acini, altri fanno risalire le radici etimologiche alla sua vendemmia tardiva che corrisponde alla comparsa delle prime nebbie autunnali. Si racconta che già nel XV secolo il vino Nebbiolo fosse tenuto in così alta considerazione che chiunque ne avesse abbattuto una pianta avrebbe avuto la mano destra tagliata come punizione. Il gusto e la grandezza dei vini Nebbiolo variano a seconda del vigneto e della regione, un fattore che riflette l'enorme importanza del terroir per questo vitigno. I vini giovani mostrano delicati sentori di frutta rossa e note floreali, soprattutto di rosa, ma con gli anni sopraggiungono le note terziarie più complesse di cuoio, tabacco e anche catrame. Al gusto è sempre intenso, corposo e ricco di tannini, anche se i vini con maggiore potenziale di invecchiamento possono talvolta risultare più ruvidi in gioventù.
Zone di produzione
Il Nebbiolo è coltivato nel nord Italia, con le migliori espressioni provenienti da Piemonte e Lombardia. Nella parte meridionale del Piemonte, sulla riva destra del fiume Tanaro, produce due dei migliori vini italiani: Barolo e Barbaresco, i cui nomi derivano dagli omonimi paesi collinari nel cuore delle Langhe. Ma l'uva è diffusa in tutta la regione producendo tantissimi vini Nebbiolo, sia di denominazione DOCG (Roero, Ghemme, Gattinara e Carema) che DOC (Nebbiolo d’Alba, Langhe Nebbiolo, Fara e Lessona, solo per citarne alcune), in qualche modo più semplici e sicuramente più economici dei loro due “cugini” più prestigiosi, e che rappresentano comunque un ottimo punto di riferimento per comprendere le caratteristiche di questo straordinario vitigno. In Lombardia, dove viene chiamato Chiavennasca, produce ottimi rossi entrando per un 90% nel blend dei Valtellina Rosso DOC, Superiore e Sfursat DOCG. Fuori dall'Italia si trova in quantità limitate in Sud America, dove spesso le rese elevate ne penalizzano fortemente la qualità, e in California e Australia, probabilmente introdotto in passato da immigrati italiani.
Il vitigno Nebbiolo
Il Nebbiolo è un'uva piuttosto esigente e delicata dal punto di vista ambientale e climatico, ma nell'habitat giusto ha una buona produttività, anche se incostante di anno in anno. È una delle ultime uve piemontesi ad essere vendemmiate, e la sua vendemmia si svolge tipicamente a fine ottobre. A causa della sua maturazione relativamente tardiva, viene generalmente coltivato in colline esposte a sud o sud-ovest, dove il tipo di terreno gioca un ruolo importante. Il Nebbiolo predilige terreni ricchi di sedimenti calcarei e marnosi capaci di far sviluppare ai suoi vini profumi complessi e un ottimo equilibrio tra acidità e tannini. Quando coltivati su terreni sabbiosi, i vini Nebbiolo assumono un carattere più delicato, morbido e meno ruvido. Generalmente viene vinificato in purezza, poiché è un'uva completa ed equilibrata, in grado di dare vini stabili, di grande struttura e molto longevi, adatti all'invecchiamento. I moderni produttori di vino ora usano metodi di fermentazione a temperatura controllata per ammorbidire i tannini e aiutare a mantenere l'aroma e il sapore del Nebbiolo.
Il Nebbiolo in cucina: l’abbinamento perfetto
Il Nebbiolo è un vino abbastanza versatile quando si tratta di abbinamenti gastronomici, ma è necessario scegliere cibi che sappiano bilanciare l'alto contenuto di tannino e la spiccata acidità. Si accompagna a primi piatti conditi con ricchi sughi di carne oltre a taglieri di salumi e formaggi a pasta dura stagionati. Ma è anche il vino ideale per alcune specialità a base del prestigioso tartufo d'Alba e altre prelibatezze tipiche della cucina piemontese, come gli agnolotti del plin. I tagli di manzo come la costata o le costolette sono particolarmente adatti a questo vino, così come le salsicce, l'anatra e lo stinco di maiale. I grandi vini di Barolo, Barbaresco, Ghemme e Gattinara avranno bisogno di preparazioni gastronomiche più strutturate come brasati di selvaggina (lepre, cinghiale, cervo) o formaggi stagionati come il ‘pecorino ubriaco’. I vini più giovani come il Nebbiolo Langhe o il Roero si possono abbinare molto bene con un Beouf Bourguignon, un filetto di manzo o anche pasta con un buon sugo di carne.