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Sardegna

Grazie soprattutto al clima favorevole che li rende unici, i vini sardi sono apprezzati in tutta Italia, e anche all’estero. Il legame fra la Sardegna e il vino è così profondo e antico che da tempo si studia la correlazione fra la nota longevità del popolo sardo e i suoi vini. Con una superficie vitata di più di 26.000 ettari, l’isola produce ogni anno molti quintali d’uva e numerosi ettolitri di vino. I vini della Sardegna possono essere anche molto diversi fra loro, a seconda delle zone, ai metodi di coltivazione dei vitigni, e alle caratteristiche del suolo, ma mantengono sempre caratteristiche organolettiche e strutturali uniche che ne marcano la spiccata identità sarda.

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Storia e viticoltura dei vini sardi

La mitologia ci propone la versione dell’origine del vino sardo, grazie al figlio di Apollo e alla ninfa Cirene che sembrano essere i fondatori di Cagliari e Aristeo e a portare in Sardegna la viticoltura, l’agricoltura e la caccia. Passando alla realtà, per molti anni si è creduto al pregiudizio che la vite e il vino fossero stati introdotti in Sardegna dai Fenici o dai Cartaginesi, e che alcuni fra i più tipici vitigni autoctoni sardi, come il Cannonau, fossero stati introdotti nell’isola durante la dominazione spagnola del XV e XVI secolo. In realtà, la storia della viticoltura in Sardegna inizia addirittura in epoca nuragica, almeno nel XV secolo avanti Cristo. Dopo un lungo periodo di prosperosa coltivazione della vite e raccolta dell’uva, in Sardegna si assisterà allo spopolamento delle campagne in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e alle invasioni barbariche. Questo porterà a un abbandono delle colture che durerà per molto tempo, almeno fino all’arrivo dei Bizantini. Sembra che sia stato proprio grazie ai monaci Basiliani, giunti in Sardegna per diffondere il Cristianesimo, che la coltivazione della vite abbia ricominciato a diffondersi. Addirittura, sembra che proprio loro abbiano anche introdotto nuovi vitigni per la produzione di vini dolci per la messa, come la Malvasia e il Moscato. La produzione di vini sardi cresce durante il Medioevo, e ancora durante la dominazione spagnola, anche grazie alla sostanziale rete di scambi commerciali. Degli 80.000 ettari vitati che la regione vantava nell’Ottocento, ne rimasero assai meno dopo la diffusione della fillossera. Nonostante i gravissimi danni causati dall’insetto, i vigneti vennero piano piano ricostruiti con innesto su vite americana, e la viticoltura sarda ricominciò a prosperare. Oggi la produzione vinicola sarda continua il proprio percorso di crescita e innovazione, sostenuta da una fitta rete di piccoli e medi viticoltori, e dal favore di caratteristiche climatiche e geologiche uniche al mondo.

Varietà dei vini della Sardegna

Insieme all’uliveto, il vigneto è parte integrante del territorio sardo, alimentando una ricca produzione di vini tipici sardi, rossi e bianchi, di cui si contano un vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita e 19 vini a Denominazione di Origine Controllata. I vitigni autoctoni sardi, varietà di vite coltivate e diffuse nella loro stessa zona di origine, sono circa 150 fra vitigni a bacca bianca e vitigni a bacca nera. Il più noto fra i vitigni a bacca nera sardi è sicuramente il Cannonau, seguito a poca distanza dal Vermentino. Vitigno a bacca bianca, il Vermentino è diffuso in tutta l’isola, da cui si produce il Vermentino di Sardegna DOC, vino dal tenue colore giallo paglierino, dal profumo delicato e sapore fresco con retrogusto amaro. Solo nella zona della provincia di Sassari si produce l’unica DOCG della Sardegna, il Vermentino di Gallura DOCG. Vino dal buon corpo e dall’ottima struttura, il Vermentino di Gallura ha un profumo intenso e un sapore dal secco all’amabile, che diventa più intenso se affinato in legno. Fra gli altri vini sardi DOC, è importante ricordare almeno la Vernaccia di Oristano DOC, prodotta nell’omonima provincia, dal colore caldo e dall’aroma intenso, con sentori di frutta secca. Ma anche, fra i vini rossi sardi DOC, la Monica di Sardegna, prodotto in tutta la regione, o il Carignano del Sulcis, prodotto nella provincia di Cagliari. Inoltre, come l’altra grande isola d’Italia, la Sicilia, la Sardegna si presta alla produzione di vini dolci grazie al clima caldo e alla conformazione del territorio. Una curiosità sui vini sardi è che potrebbero essere un elisir di lunga vita. Infatti, si dice che la ben nota longevità del popolo sardo possa essere almeno in parte giustificata dall’alta concentrazione di resveratrolo nei vini sardi. Si tratta di un antiossidante naturale che si trova, fra l’altro, nelle bucce d’uva, e i vini rossi sardi ne sono particolarmente ricchi.

Cannonau: il vino più antico del mediterraneo viene dalla Sardegna

Il Cannonau è indubbiamente il più tipico vino rosso sardo, nonché la più famosa DOC della Sardegna. I vini Cannonau di Sardegna DOC possono essere vinificati in purezza, o con un massimo del 10% di uve provenienti da vitigni a bacca nera raccomandati o autorizzati nella regione sarda. Esistono diverse tipologie di Cannonau di Sardegna: la versione rossa o rosata. Il Riserva prevede un invecchiamento di minimo due anni, di cui almeno sei mesi in botte di rovere o castagno. La versione liquorosa invece prevede un Cannonau secco e un Cannonau dolce, nel quale il grado alcolico aumenta fino a 18° per la maggiore concentrazione degli zuccheri. Nella regione della Sardegna la coltivazione dell’omonimo vitigno occupa circa 7.500 ettari di superficie (circa il 30% del totale della superficie vitata sarda), concentrati principalmente nella provincia di Nuoro. Il vitigno non ha rese particolarmente alte: si stimano circa 80 quintali per ettaro. Il Cannonau di Sardegna ha una buona struttura e presenta sensazioni gusto-olfattive che ricordano fiori e frutti rossi, che si avvicinano a note più speziate in caso delle tipologie Riserva o liquoroso. Un fatto interessante che riguarda il Cannonau è che, secondo uno studio archeologico e di archeobotanica dell’Università di Cagliari, si tratterebbe del vitigno più antico del Mediterraneo. Infatti, grazie ad avanzate analisi effettuate su vinaccioli ritrovati carbonizzati nel territorio sardo, i ricercatori hanno potuto stabilire che si tratta di resti di uva databili al 1200 a.C. In particolare, sarebbero i vinaccioli trovati nel territorio di Cabras, presso il sito nuragico di Sa Osa, ad appartenere a una vite di carattere promiscuo, a metà fra un vitigno selvatico e il Cannonau, diffusa nella zona circa 3.200 anni fa.

L’abbinamento con i vini sardi

Nonostante condividano tutti una forte anima sarda, i vini della Sardegna possono essere anche molto diversi fra loro. A seconda dell’occasione, c’è sempre un vino sardo rosso, bianco, rosato o dolce da poter abbinare a determinati sapori. Per esempio, la Vernaccia, prima DOC di Sardegna nel 1971, è particolarmente adatta come vino da aperitivo o da dessert, ma si sposa molto bene anche con piatti a base di pesce, o con piatti tipici sardi come il malloreddus alla campidanese o la zuppa gallurese. Perfetto come vino da tutti i giorni, invece, è il Cannonau, che si abbina con i primi piatti a base di carne, ma anche con i formaggi, specialmente se stagionati, e con le carni rosse alla griglia e la cacciagione. L’unica DOCG della Sardegna, il Vermentino di Gallura, si adatta a svariati abbinamenti grazie alla sua caratteristica delicatezza. Perfetto con i piatti a base di pesce, specialmente se antipasti, può essere felicemente accompagnato anche alle carni bianche o alle verdure, specialmente se alla griglia. La Sardegna non manca di offrire anche vini pregiati per le grandi occasioni, come Isola dei Nuraghi IGT, che si abbinano perfettamente a piatti raffinati a base di pregiati tagli di carne rossa, al pecorino sardo, oppure con piatti a base di tartufo.