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Sangiovese

Storia e territorio d’origine

Secondo un antico mito il nome Sangiovese deriverebbe dal Sanctus Giove, il dio dei Romani. Un’altra leggenda invece vuole che il nome derivi da Sanguis Jovis, il sangue di Giove, nome dato dai monaci cappuccini di un convento sul monte Giove a Santarcangelo di Romagna. È certo che oggi è il vitigno a bacca rossa più coltivato in Italia, in particolare in Toscana, Romagna e Umbria. Nell’ultimo decennio, grazie al successo internazionale che hanno avuto i Supertuscan, il Sangiovese ha preso piede anche in zone vitivinicole d’oltreoceano come nella provincia di Mendoza in Argentina o in Napa Valley in California. Il Sangiovese ha trovato luogo migliore in cui esprimersi in Toscana, dove viene vinificato in purezza o insieme ad altre uve locali o internazionali. Anche l’Umbria è una realtà in cui il Sangiovese tocca vette qualitative con il Rosso di Montefalco, il Torgiano e il Rosso dei Colli Amerini. Importanti produzioni di Sangiovese le troviamo anche nelle terre della Romagna, in particolare sotto le denominazioni Sangiovese di Romagna Superiore e Colli di Faenza.

Il vitigno Sangiovese

Con il termine Sangiovese ci si riferisce a diversi cloni che si sono differenziati nel corso dei secoli in diversi territori. I cloni più diffusi sono il Sangiovese Grosso, conosciuto come Brunello a Montalcino e Prugnolo Gentile a Montepulciano, e il Sangiovese Piccolo. Questo vitigno ha una capacità di adattamento incredibile, risultando molto versatile. È un vitigno a maturazione tardiva, vigoroso e con una resa costante.

Caratteristiche organolettiche del Sangiovese

Il vino Sangiovese generalmente è di colore rosso rubino, caratterizzato da una leggera trasparenza che con l’invecchiamento tende al granato. A seconda del suolo, del clima dove viene coltivato o dell’eventuale affinamento in legno, il colore del Sangiovese può risultare più o meno intenso. Al naso le sue caratteristiche organolettiche sono ben riconoscibili: note floreali di viola e iris, che si mescolano a succosa frutta e arancia rossa. Grazie all’affinamento in legno si possono percepire sentori terziari di sottobosco, pepe nero, muschio, tabacco e cioccolato. La discreta acidità e la buona struttura tannica fanno sì che il Sangiovese si un vino con uno straordinario potenziale di invecchiamento, adatto a barriques di primo passaggio. L’irruenza varietale del tannico e dell’acidità possono portare a disequilibri gustativi, motivo per il quale viene fatto spesso ricorso al taglio del vino Sangiovese con altre varietà in grado di ammorbidirne il carattere. Il Sangiovese può essere assemblato con Merlot, Cabernet e Syrah oppure con varietà autoctone come Canaiolo, Colorino e Pugnitello.

Sangiovese in cucina: l’abbinamento ideale

Il Sangiovese, soprattutto se in versione Riserva, è un vino perfetto da abbinare a importanti piatti di carne, data la sua spiccata acidità e buona struttura tannica. Interessante è l’abbinamento del vino Sangiovese con le pappardelle al ragù di cinghiale o altri sughi di carne, pasta ripiena, bistecca e carni rosse alla griglia, selvaggina ma anche salumi e formaggi ben stagionati. La versione più giovane e fresca del Sangiovese può accompagnare anche piatti di pesce, ad esempio sardine o sgombri, oppure la tipica piadina romagnola. Sensazionale anche l’abbinamento Sangiovese con zuppe di pesce, come nel caso del Caciucco.