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Supertuscan

La storia dei Supertuscan

Se paragonata a molti altri vini, la storia dei Supertuscan è incredibilmente recente, ma ha radici antiche. La prima data fondamentale per i Supertuscan è il 1872, quando il Barone Ricasoli fissò la formula del Chianti Classico: 70% Sangiovese, completato da uve Malvasia Bianca e Canaiolo. Quasi un secolo dopo, alla fine degli anni Sessanta del Novecento, alcuni produttori di vini toscani hanno deciso di sfidare il disciplinare del Chianti Classico e hanno creato così i Supertuscan. Questa sfida nasce per voglia, ma anche un po’ per necessità. Alla fine degli anni Sessanta, infatti, il Chianti Classico e i vini toscani – in realtà, i vini italiani in generale – erano in crisi, schiacciati sul mercato internazionale da quelli francesi. La Francia era sinonimo di vini di grande qualità, a partire da Bordeaux, e il leggero Chianti veniva ignorato fuori dall’Italia, a favore di vini francesi strutturati, longevi ed eleganti. Per affrontare questa crisi, il primo vero e proprio vino Supertuscan nasce nel 1971 con le prime bottiglie di Tignanello, grazie alla famiglia dei Marchesi Antinori – e anche al genio dell’enologo Giacomo Tachis. Antinori iniziò a produrre questo vino da una vigna che era composta all’80% da Sangiovese, al 15% da Cabernet Sauvignon e al 5% da Cabernet Franc, uve francesi appositamente importate nella tenuta di Santa Cristina. Insieme ai vitigni, i Supertuscan come il Tignanello importarono dalla Francia anche il passaggio in botte di rovere di piccole dimensioni, la barrique. I vini come Tignanello, Sassicaia, ma anche il Vigorello (Sangiovese in purezza), sono stati raggruppati sotto il nome di Supertuscan solo nei primi anni Ottanta, quando il termine è stato coniato dal giornalista ed esperto di vini inglese Nicolas Belfrage, uno dei massimi esperti di vini italiani.

 

Sassicaia: il primo Supertuscan

Nonostante il Tignanello sia il primo vero e proprio Supertuscan, il Sassicaia ne è addirittura un precursore. Infatti, il Sassicaia nasce nel 1948 grazie agli esperimenti del marchese Mario Incisa della Rocchetta nella sua Tenuta San Guido, a Bolgheri. Per l’aristocrazia, in quegli anni, il vino per eccellenza era il Bordeaux, e il marchese sognava di produrre un vino simile in Toscana. Il sogno divenne realtà quando si accorse che il terreno sassoso della zona di Bolgheri aveva caratteristiche morfologiche molto simili a quelle dell’area di Graves, a Bordeaux, dove si produce l’omonimo vino – che, non a caso, significa letteralmente ghiaia. Allora, il marchese Incisa della Rocchetta decise di piantare delle barbatelle di alcuni vitigni francesi – in particolare, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, i vitigni alla base dell’uvaggio del Sassicaia. Dal 1948 al 1967, il Sassicaia rimase di dominio privato, bevuto dalla famiglia aristocratica nella Tenuta San Guido e, in parte, riservato all’invecchiamento nella cantina di Castiglioncello. Con il passare degli anni, il marchese si rese conto che il vino migliorava esponenzialmente con l’invecchiamento e, sostenuto da amici e parenti, decise di mettere sul mercato il Sassicaia nel 1968. Da allora, questo vino ne ha fatta di strada. Si tratta di uno dei vini rossi toscani più prestigiosi al mondo, ricercatissimo dai collezionisti in tutte le sue annate. Nel 1994, quando è stata creata la DOC Bolgheri, il Sassicaia è entrato a farne parte come sottozona, ma, nel 2013, se ne è distaccato ed è diventato un vino DOC autonomo. Questo ha garantito al Sassicaia un primato nazionale. Si tratta del primo vino italiano di una specifica Cantina che ha una DOC riservata. Soltanto la Tenuta San Guido, infatti, può utilizzare la DOC Bolgheri Sassicaia per il proprio vino.

 

Quali sono i vini Supertuscan?

I vini Supertuscan sono molti, ma si può restringere il cerchio ad alcuni fra i più famosi. I primi sono i già menzionati Tignanello e Sassicaia, prodotti rispettivamente dai Marchesi Antinori e dai Marchesi Incisa della Rocchetta. Un altro vino toscano molto famoso e appartenente di diritto alla categoria dei Supertuscan è il Flaccianello della Pieve, un Sangiovese 100% prodotto dall’azienda Fontodi. Un altro Sangiovese in purezza che deve essere menzionato quando si parla di Supertuscan è il Fontalloro della cantina Felsina. Altri produttori chiantigiani e rispettivi vini che meritano di entrare nell’elenco dei migliori Supertuscan sono sicuramente la Cantina Castellare con I Sodi di San Niccolò, il primo vino ad avere dimostrato le potenzialità del Sangiovese accompagnato dalla Malvasia Nera, e l’azienda vinicola Castello di Ama con L’Apparita, un vino 100% Merlot. Se dal Chianti ci spostiamo verso la Val d’Orcia, Supertuscan significa Tenuta di Trinoro, che produce vini unici grazie a un blend di Cabernet Franc e Merlot, con parti minori di Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.

 

Come abbinare i Supertuscan

Sia per i vitigni internazionali sia per il passaggio in barrique, i Supertuscan sono vini toscani dall’anima francese. Per questo, si sposano generalmente bene con piatti dai sapori ricchi ma ricercati, come quelli della cucina francese. Ad esempio, una bottiglia di Sassicaia sarà sicuramente più adatta ad accompagnare del foie gras durante una cena romantica rispetto a del più semplice paté di fegato toscano. Il Tignanello si accompagna perfettamente a carni arrosto e ai brasati, specialmente se dai sapori intensi e dalla cottura aromatica. Il Sangiovese 100%, come il Flaccianello e il Fontalloro, è un alleato ideale per piatti a base di carne rossa e selvaggina. La carne di cervo, in particolare, verrà esaltata in modo unico da questi vini pregiati. In generale, nonostante le sostanziali differenze fra i vari Supertuscan, si può certo dire che siano tutti vini da grandi occasioni, fatti per invecchiare fino al momento perfetto per essere celebrati in tutto il loro splendore. .